Autore: Carlo Bettinelli

Casa Editrice: EUN

Titolo originale: Vivere la fede – Commento pratico alla lettera di Giacomo

N. Pagine: 80

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Recensione a cura di Paolo Di Nunzio

“Vivere la fede”, commento pratico alla lettera di Giacomo di Carlo Bertinelli mantiene – come evidente dal sottotitolo – carattere di semplicità e praticità. L’autore, dotato di buon lessico, dopo una breve introduzione che risulta essenziale ma sufficiente, sceglie di commentare l’epistola di Giacomo non in maniera espositiva ma per tematiche, raggruppando i testi, quindi, per argomento. Il primo di essi (capitolo terzo) è, per lo stesso autore, un “testo chiave” e, cioè, quello relativo alla “Fede e opere”. Il Bertinelli, dopo aver precisato che non c’è contraddizione alcuna tra l’apostolo  Paolo  e   Giacomo,  spiega  più dettagliatamente l’argomento della fede e delle opere suddividendolo in tre parti: la “realtà della fede”, la “manifestazione” della fede” e il “compimento della fede”. Il capitolo successivo tratta l’argomento de “La sapienza della fede”. Dopo aver precisato l’importanza di una buona conoscenza ed avere spiegato il termine “sapienza” secondo un breve excursus biblico, l’autore commenta il primo ed il terzo capitolo di Giacomo indicando che la “sapienza” (1) discende all’alto – dunque, non è da ricercare in noi – (2) ha le caratteristiche di Dio – dunque, si distingue da quella umana – (3) è dono di Dio – dunque, va chiesta a Lui – e (4) è donata in base alla fede – dunque, deve essere evitato il dubbio -. Il capitolo cinque tratta de “La legge della libertà” evidenziando che questi due termini non sono in contraddizione tra loro. Infatti, il cristiano non è più sottoposto al peccato ma a quella legge – i comandamenti divini – che ora è possibile vivere con nuove capacità che Dio ha messo in lui. Ecco il paradosso: il cristiano è libero (in quanto liberato da Dio) ma, nello stesso tempo, schiavo di Cristo e continua a vivere in questa “legge della libertà”. Il capitolo sesto affronta il tema “Lo Spirito che abita in noi”, commentando Giacomo 4:1-10. Il Bertinelli prima dà un’interpretazione esegetica al testo, chiarendo che lo Spirito Santo abita nel credente, non accontentandosi di essere un ospite ma un padrone assoluto e, poi, suggerisce un’annotazione più estetica, domandandosi se l’intento di Giacomo fosse quello di parlare di “due” Spiriti, quello di Dio che viene ad abitare nel credente e quello che Dio ha dato all’uomo naturale. Questo “contrappunto” spirituale impone un’attenta assimilazione dell’esortazione di Giacomo di sottomettersi a Dio, resistendo al diavolo. Il capitolo sette fa un dietrofront fino al capitolo 1:16-18 e tratta di “Dio e i suoi doni”. Dio, che non tenta nessuno, è l’unico a cui l’uomo possa rivolgersi come datore di ogni bene. Una giusta comprensione di Dio e dell’uomo è essenziale per evitare degenerazioni in ogni campo della vita dell’uomo. Anche l’ottavo capitolo si sofferma nel primo capitolo dell’epistola e tratta i versetti da 19 a 25, ponendo il tema di essere “Facitori della Parola”. L’essere umano, rigenerato da Dio, deve riprodurre una vita ubbidiente, secondo la Parola di Dio. Ci sono sei elementi di ostacolo e altrettanti facilitatori all’ascolto della Parola di Dio. Gli ostacoli sono: (1) il parlare innato nell’uomo, (2) l’ira, (3) l’impurità, (4) la malizia, (5) mancanza di obbedienza, (6) il dimenticare facilmente. I sei fattori positivi, al contrario, sono: (1) essere consapevoli dell’importanza che la Parola ha nella nostra vita, (2) la prontezza all’ascolto, (3) la mansuetudine nel ricevere la Parola, (4) esaminare attentamente la Parola, (5) la perseveranza, (6) la beatitudine. Essere facitori della Parola significa aver compreso l’autorità, l’utilità e l’integrità della Parola di Dio. “La vera religione” è il titolo o tema del nono capitolo, citando il passo di 1:26-27. Contrariamente a quanto fa il mondo evangelico odierno, Giacomo parla di religione, utilizzando il termine in senso stretto e cioè di “legare”, “vincolare”. In questo senso, essere religiosi non ha un’accezione negativa ma è responsabilizzante nell’essere uniti, legati al Signore. Giacomo non si ferma a questo ma dà il significato di vera religione, quella pura e senza macchia davanti a Dio (non agli uomini): è una religione pratica, di soccorso e di aiuto. “L’altro aspetto del peccato”, capitolo 10, affronta il testo di 4:13-17, sollecitando il lettore a non avere una vita passiva e, dunque, peccaminosa, appogiandosi alla formula “se piace al Signore”. Fare troppo o troppo poco potrebbe essere ugualmente un peccato. “La pazienza della fede”, capitolo 11, commenta il testo di 5:7-11, nel quale Giacomo esorta a pazientare fino alla venuta del Signore. Il Bertinelli ben illustra che qui non si tratta di essere persone più o meno pazienti, ma di possedere una fede paziente, speranzosa, certa riguardo a questa straordinaria promessa del Signore. Anche i capitoli dodici e tredici trattano della fede, in relazione alla preghiera (“Preghiera della fede”) e alla prova (“La Fede provata”). In altre parole, la fede non si può nutrire senza la preghiera e la prova. “Tentazione e peccato”, capitolo 14, si dedica a 1:13-15, in cui Giacomo dichiara che nessuno può addebitare a Dio la propria tentazione, perché “Dio non tenta nessuno”. Sulla base di esempi biblici, il Bertinelli spiega che la prova viene dal Signore, mentre la tentazione da Satana. “Veleno mortale”, capitolo 15, parla della lingua e del suo potere distruttivo devastante, basandosi su 3:1-12 e 5:12. Qui, il commento è espositivo; l’autore esorta a fare della lingua uno strumento per il bene e non per il male. Gli ultimi tre capitolo trattano i temi de “La sobrietà della fede”, “Ama il tuo prossimo” e “Giudicare o aiutare”, i quali hanno il denominatore comune di essere assai pratici ed esortativi. Il libro termina con un commento e un appendice (basata su Ebrei capp. 11 e 12) sull’argomento della fede, tema senz’altro centrale per Giacomo.

Il libro, scritto in maniera lineare e semplice, presenta commenti quasi sempre condivisibili, anche su argomenti dibattuti (ad esempio “fede” e “opere”). Pur essendo stato adattato per divenire un libro – come rivelato dallo stesso autore – il contenuto altro non è che il risultato di una serie di sermoni precedentemente predicati dall’autore. Il suo carattere, più conclusivo ed esortativo che esplorativo, ne è, nel bene e nel male, la conseguenza più evidente. Inoltre, la scelta di trattare l’epistola di Giacomo per argomenti e non in maniera espositiva ha portato l’autore ad essere selettivo nella scelta dei testi e a non commentare l’intera l’epistola. Ciò gioverà più a chi inizia ad approcciare allo studio dell’epistola e deluderà chi vorrà scavare più in profondità nel suo studio. Consiglierei, pertanto, il libro a credenti che vogliono avere una comprensione successiva alla semplice lettura o a studiosi di primo livello.

 

 

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