Autore: Jerry Sittser
Casa Editrice: La Casa della Bibbia, 2015.
Titolo Originale: A Grace Disguised: How The Soul Grows Through Loss
N. Pagine: 189
Recensione a cura di P. Di Nunzio
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Il libro “Grazia Nascosta” è il racconto autobiografico del terribile accadimento vissuto dall’autore nell’autunno del 1991 – e del periodo che seguì – ovvero la perdita prematura, per incidente stradale, di tre membri della famiglia: la moglie Lynda, la figlia di quattro anni Diana Jane e della madre. Ma non è solo questo. È l’estenuante, devastante e commuovente viaggio della perdita e della sorprendente grazia che si scopre solo in quei momenti. L’intento dell’autore è ” … dimostrare come sia possibile continuare a vivere nonostante la perdita e grazie ad essa maturare, proprio mentre la stiamo attraversando …”. E ci è riuscito. Il libro è composto da quindici capitoli, oltre alla prefazione, un epilogo e un capitolo aggiuntivo di “domande per la discussione” riferite al contenuto di ogni capitolo. Lo scopo, dunque, è duplice: non solo raccontare ciò che l’autore ha vissuto e sta vivendo (il libro è stato scritto a soli tre anni dal tragico evento) ma anche quello di aiutare gli altri. Benché sia autobiografico, il libro tratta gli argomenti da una visione più alta, comune a tutti gli esseri umani, in particolare a coloro i quali hanno subìto delle perdite. Ed è chiaro per Sittser che, seppure in misura diversa, chiunque ha subito perdite e non ha senso discutere su “quale perdita è peggiore?” (cap.2), perché non è possibile farne una distinzione. Il dolore è dolore. Il “buio che avanza” (cap. 3), il “dolore inarrestabile che si sente” (cap. 4) nell’anima hanno un risvolto pratico nel “brusco arresto della vita quotidiana” (cap. 7). L’autore, inoltre, prova a raccontare – con successo – come il dolore, anche se terribile e capace di farci sprofondare nel baratro al punto da mettere in discussione tutto – anche la fede in un Dio che sentiamo assente (cap.11) – sia qualcosa che fa parte della vita. Non si dovrebbe avere paura di amare, solo per non soffrire più, perché una tale privazione sarebbe una perdita, forse, ancora più grande. Quando ho letto il titolo di questo libro ne sono stato immediatamente catturato. “Grazia”, nel suo significato teologico, ha sempre avuto per me una forza incoraggiante. Scoprire dalla penna dell’autore come essa operi in maniera potente, seppur nascosta, lo è stato ancora di più. Ho letto questo libro tra lacrime di malinconia e di speranza, non perché abbia subito un accadimento simile a quello del Sittser, quanto per aver vissuto, in qualche misura, le sue stesse esperienze interiori. Pur senza conoscermi, è stato capace di avvicinarsi a me così tanto da farmi sentire intimamente legato a lui. È diventato il mio consigliere e il mio modello nella prova. Allo stesso tempo la sua penna è stata un rimprovero, rendendomi consapevole di quanta poca compassione si trovi in me per gli altri che sono nella sofferenza. Sono grato che questo libro sia stato scritto nel bel mezzo del viaggio di Sittser, non quando lo ha attraversato, perché questo l’ha reso ancora più autentico. La sincerità e la fede con cui Sittser racconta le sue vicende, emozioni e sentimenti lo rendono autorevole di fronte agli interrogativi che la sofferenza impone riguardo Dio e gli esseri umani. È il libro più profondo, onesto, crudo e incoraggiante che abbia mai letto su perdita e dolore. Sittser mette in risalto le emozioni di cui non sapevo parlare. Quest’uomo ha scelto di condividere la sua storia con noi e ciò è stato per me un dono prezioso. Se mai dovessi incontrarlo, lo ringrazierò di cuore.